Il nuoto paralimpico per una nuova vita

Sapete cos’è il nuoto paralimpico? No? Ottimo, allora questa breve intervista con il Delegato Nazionale CSEN Nuoto e Nuoto Paralimpico Emiliano Ambrosino fa al caso vostro!

Buongiorno Emiliano, grazie per averci concesso il tuo tempo e un po’ delle tue conoscenze. Inizierei subito con la prima domanda: cos’è il nuoto paralimpico?

“Buongiorno a te. Il nuoto paralimpico per definizione è una variante del nuoto tradizionale, praticato da atleti diversamente abili. A livello italiano si fa distinzione tra due tipi di disabilità: quelle fisiche e quelle intellettive. Questa distinzione è molto importante perché individua due settori gestiti da due federazioni diverse. Nel caso di disabilità fisiche si fa capo alla FINP (Federazione Italiana Nuoto Paralimpico, n.d.r), mentre per le disabilità intellettive la federazione è detta FISDIR (Federazione Italiana Sport Paralimpici degli Intellettivo Relazionali, n.d.r). 

Bene, e di cosa si occupano queste due federazioni e il loro lavoro come arriva fino al piano vasca?

“Il loro lavoro è essenzialmente quello di porre dei paletti e fare chiarezza nel macro mondo delle disabilità fisiche e mentali. Sono loro che organizzano le varie classi di competizione, al fine di rendere la competizione il più leale ed equilibrata possibile. Per il resto invece subentrano enti di promozione sportiva e sociale, come ad esempio il nostro CSEN che si occupa di organizzare eventi al fine di aggregare questi atleti, in modo tale da promuovere l’importanza della pratica sportiva e i suoi benefici per questi soggetti speciali.”

Hai appena parlato di benefici legati all’attività sportiva. Cosa intendi esattamente? 

“In generale ogni sport porta a migliorare la propria condizione psico-fisica e di conseguenza la qualità di vita. Per questo tipo di atleta però è qualcosa di ancora più importante. Attraverso la pratica sportiva loro possono recuperare in primo luogo fiducia in se stessi, e poi soprattutto scoprire o ri-scoprire aspetti della vita comune che per un motivo o per un altro gli sono stati negati, a volte addirittura dalla nascita. Poi la loro condizione psichica migliora estremamente, come nel caso dei soggetti con disabilità mentale che durante la pratica fisica possono vivere il piacere di essere come gli altri, soprattutto se si parla di nuoto, dove per un motivo puramente ambientale ci troviamo tutti spaesati inizialmente.”

Come sappiamo tu sei il Delegato Nazionale CSEN per il Nuoto e il Nuoto Paralimpico, quindi immagino tu ne abbia visti tanti di atleti di questo genere, puoi farci qualche esempio?

Certo. Allora, come ben sai pochi mesi fa c’è stato il Campionato Nazionale CSEN di Nuoto e Nuoto Paralimpico a Catanzaro. In quell’occasione erano presenti molti atleti sia FINP che FISDIR, e posso assicurarti che anche il solo gareggiare al meglio delle loro possibilità in quell’occasione ha significato per loro molto. Tutti sono usciti dall’acqua stremati ma felici e soprattutto fieri del loro risultato.”

Sisi, ero anch’io presente all’evento e ricordo chiaramente l’atmosfera di felicità che si respirava in quella piscina. Ultime domande, questa volta da un punto di vista più tecnico. Come ci si approccia all’insegnamento della pratica natatoria con questi soggetti?

“Ovviamente non c’è un approccio schematico valido in ogni occasione. Posso consigliarti e consigliarvi di iniziare con lezioni individuali con tutti, disabili fisici e intellettivi, per poi procedere all’inserimento in un gruppo di lavoro più ampio, sempre se la condizione dell’atleta lo consente. In generale però è bene sempre ricordare, soprattutto con i disabili intellettivi, che bisogna essere disponibili all’ascolto, bisogna calarsi nei panni del proprio alunno al fine di comprendere il mondo e il modo di pensare per quanto possibile. Insomma bisogna essere empatici ed è necessario entrare in sintonia con i sentimenti e le emozioni che questi soggetti provano mentre si stanno confrontando con un nuovo mondo.”

Devono essere esperienze meravigliose. Ma l’incontro con questi atleti ha influenzato anche il tuo approccio con i soggetti “normodotati”?

“Certo. Questa esperienza mi ha portato a migliorare anche il rapporto con gli atleti normodotati, dato che ha cambiato il mio atteggiamento nei loro confronti. Non mi stancherò mai di dire che la positività e l’ascolto migliorano l’educatore.”

Perfetto! Non voglio rubarti altro tempo. Ti ringrazio a nome di tutta la redazione di CC Magazine per l’opportunità che ci hai dato e per tutto ciò che ci hai raccontato. E’ stato un piacere!

“Lo è stato anche per me! A presto!”

Quindi come possiamo ben capire dalle parole di Emiliano la pratica sportiva, e natatoria nello specifico può essere la chiave di volta per l’esistenza di questi individui, che grazie allo sport possono migliorarsi e vivere appieno la propria vita!

Articolo di Angelo Armando Ascione

Raffaele Industria